Nel corso dei secoli le fiamme dilagarono diverse volte all’interno della Biblioteca: nel 1667 nell’allora Libreria Ducale, nel 1942 durante il Secondo Conflitto Mondiale e nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 1904.

Le perdite per la Biblioteca furono ingenti, soprattutto per ciò che concerne l’importante patrimonio manoscritto, di cui fu distrutto circa un terzo del posseduto (1500 su 4500 volumi).

Repentina fu la costituzione di una commissione incaricata di attuare i provvedimenti  necessari  per  il  recupero  e  l’identificazione del materiale danneggiato: venne costituito un laboratorio per il restauro, il primo in Italia in una biblioteca statale.

Il disastroso evento mosse le coscienze della cultura italiana ed europea.  La Biblioteca, vista come universitaria di origine e di nome ma autonoma nella sua azione, aveva condiviso la temperie positivista che a Torino aveva prodotto l’attività di personalità come Lombroso e Peano; godeva di grande prestigio non soltanto tra i circoli culturali e scientifici ma era sentita come proprio inestimabile patrimonio dall’intera città.

Tra gli obiettivi per le celebrazioni dei Trecento anni dalla sua fondazione, la Biblioteca Nazionale Universitaria si propone di riallestire e valorizzare la sala dedicata ai suoi arredi storici.

La Sala ospita la ricostruzione del laboratorio di restauro, nato in seguito all’incendio del 1904, ove è possibile ammirare, oltre al mobilio, decine di attrezzi originali (dalle presse, alla camera di umidificazione, agli alambicchi, etc.).  Il laboratorio venne originariamente ospitato presso l’Istituto di materia medica della facoltà di medicina al Valentino e vi operò già dall’estate del 1904 Carlo Marré, esperto restauratore alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1918, il laboratorio venne chiuso e spostato nei locali dell’ex Collegio delle Provincie in via Bogino 6, già all’epoca destinato a diventare la nuova sede della Biblioteca. Venne gestito da Erminia Caudana, già collaboratrice del Marré: a lei si deve il perfezionamento di alcune tecniche relative allo sbloccaggio delle pergamene agglutinate in blocchi compatti e il restauro dei codici miniati. Restò a capo del laboratorio sino al 1974, anno della sua morte. In previsione dei lavori sul Palazzo, nel 1935 il laboratorio venne spostato nei locali del Museo Egizio. Con il completamento dell’attuale sede venne definitivamente spostato nei nuovi locali e dal 1977 ad oggi è in funzione grazie a personale assunto alle dipendenze dello Stato.

Recentemente è stato recuperato il mobilio delle sale della precedente sede della Biblioteca di via Po 18. Grazie ad alcune fotografie storiche è stato possibile ricostruire parte dell’arredo caratterizzato dalla presenza di schedari di varie epoche e cassettiere funzionali all’attività in biblioteca, leggii, tavoli di consultazione, sedie con le iniziali intrecciate della Biblioteca Nazionale. Suggestivo anche il tavolo con il piano inclinato, adatto sia alla consultazione dei volumi sia a quella degli antichi schedari: epocale fu infatti l’introduzione a inizio XX secolo degli schedari mobili Staderini.