L’apporto dei doni di privati all’interno dei volumi trovati nelle scatole forate è decisamente consistente: oltre 70 donatori tra famiglie, persone fisiche ed editori per un totale complessivo di circa 360 opere, cui vanno aggiunte 200 donate dal solo professore e bibliotecario di Cambridge John Eyton Bickersteth Mayor (1825-1910) e 89 inviate dallo storico Alberto Emanuele Lumbroso (1872-1942). Tra le case editrici spiccano Loescher (la più generosa con 33 volumi), Lattes, Paravia, Sansoni e la storica casa editrice torinese dei Fratelli Bocca, attiva dai primi decenni del XVIII secolo. Accanto alla Società Bibliografica Italiana, che donò 12 volumi, si susseguono nomi, per citarne alcuni, più o meno noti: dal professor Camus (7 volumi), a Domenico Perrero (25 libri), che donò poi parte della sua collezione anche all’Accademia delle Scienze di Torino, da Emilio Pinchia (18 libri), sottosegretario di Stato per la Pubblica istruzione, agli eredi del celebre economista Salvatore Cognetti De Martiis (15 libri), fondatore del laboratorio di economia politica presso la facoltà giuridica dell’Università di Torino. Significativo è anche il lascito delle sconosciute “sorelle Fiore” che donarono ben 47 volumi antichi, evidentemente parte della loro collezione privata di famiglia.

Volumi esteri

Un’altra cospicua parte delle donazioni giunte in Biblioteca dopo l’incendio del 1904 è costituita dai volumi provenienti dall’estero, inviati da biblioteche, università, comuni, governi e istituti culturali di tutto il mondo che sentirono il bisogno di dimostrare in modo concreto la propria vicinanza all’Istituto torinese. Tra le opere prese qui in esame sono stati riscontrati più di 400 volumi e oltre trenta donatori di ogni parte del mondo: le biblioteche universitarie di Strasburgo, Utrecht, Königsberg (odierna Kaliningrad, in Russia), Liegi,

Copenaghen, Lipsia, Berlino, Kiel, Cambridge, Praga, Bratislava, Harvard, Princeton e Toronto; le biblioteche di istituti e associazioni culturali, come la Biblioteca Nacional de España con sede a Madrid, la Biblioteca di Amburgo, la Bibliotek des Bundes-Oberlandesgericht di Braunschweig, la Bibliothek des Auswärtigen Amtes di Berlino, la Schweizerische Nationalbibliothek di Berna, la Public Library e la State Library di Victoria (Australia), il British Museum di Londra, la Library of Congress di Washington, la Società finnica di Helsinki, la Stadtbibliothek K. Wurtt di Stoccarda; e infine, organi di governo delle Filippine, della Romania, del Kaiserliche (Africa Orientale Tedesca), dell’Ontario e del Suriname, oltre al Dipartimento della Cultura di Weimar e al Consiglio Comunale di Gotha.

I doni giunsero quindi dall’Africa, dall’America, dall’Australia e dall’Europa: si tratta di piccole donazioni (4-5 volumi per ogni ente) e di testi generalmente legati alla storia locale e alle tradizioni dei paesi donanti, scritti nelle loro lingue d’origine. L’internazionalità del dono è sicuramente uno degli aspetti più affascinanti dei volumi giunti in Biblioteca Nazionale, soprattutto considerando che questo grande movimento di solidarietà avvenne in un’epoca dove comunicazioni e circolazioni erano certo meno efficaci di oggi.

Tra i doni provenienti dall’estero spicca per preziosità quello del governo rumeno: si tratta di una raccolta di 243 fotografie di inizio Novecento, relative agli apparati effimeri e alle rappresentazioni realizzate per l’Esposizione Internazionale che si tenne a Bucarest nel 1906. Straordinario repertorio iconografico, apparentemente inedito, e appositamente realizzato per un pubblico italiano. Le fotografie sono conservate in sontuosi cofanetti a forma di libro, realizzati in legno e ricoperti in pelle rossa con raffinate impressioni in oro: ai piatti anteriori il titolo Exposiƫiunea generala româna din 1906 è posto sotto una corona. (coll. Dono.Est 138.1-6).

A livello nazionale invece, un’ulteriore filone di donazioni ha visto la fattiva partecipazione dei Ministeri della Pubblica Istruzione, dell’Agricoltura e dell’Industria, con circa 3.500 volumi, a cui vanno sommati altre 200 opere inviate dalla Biblioteca della Camera dei Deputati. Si tratta di volumi moderni, spesso bollettini e periodici, vocabolari ed enciclopedie, a volte già oggetto di donazioni agli stessi Ministeri; interessanti sono alcuni volumi dattiloscritti o manoscritti con articoli e studi premiati in varie occasioni.

A seguire si segnalano i circa 500 volumi giunti in dono da Istituti ed Enti italiani. I nomi degli enti donatori sono i più vari: dalle Scuole Tecniche San Carlo al Politecnico di Torino, dal Regio Museo Industriale Italiano all’Accademia Militare, dalla Regia Procura di Torino all’Istituto Giuridico della Regia Università di Torino, dal Collegio Carlo Alberto alla Camera di Commercio e Industria di Trieste, dall’Accademia di Udine al Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze. Si tratta soprattutto di pubblicazioni afferenti agli enti stessi, opuscoli o monografie editi negli anni immediatamente precedenti l’incendio.

Figurano poi i circa 1.300 testi donati da altre biblioteche italiane: la Nazionale di Milano (31 volumi, di cui 13 antichi), la Biblioteca Universitaria di Cagliari – Biblioteca Governativa (163 volumi di cui 156 antichi) che inviò opere teatrali e letterarie, l’Archiginnasio Bologna che donò quasi un migliaio di volumi antichi, la Biblioteca di Brera a Milano (31 volumi di cui 18 moderni di argomento storico e di filosofia-politica), la Biblioteca Pubblica di Siena (17 volumi moderni di carattere economico-scientifico e di storia locale), la Biblioteca Governativa di Lucca (135 volumi di cui 103 antichi di carattere letterario), la Biblioteca Alessandrina di Roma (14 volumi), la Biblioteca Casanatense di Roma (19 volumi antichi sul papato di Leone X e di storia), la Biblioteca Nazionale di Palermo (oltre 50 titoli antichi di carattere storico-letterario), la Biblioteca Comunale di Cesena (19 volumi di vari argomenti risalenti al XIX secolo), la Biblioteca Universitaria di Pisa (3 libri) e infine la Biblioteca Leardi di Casale Monferrato (2 libri). Tutti i volumi provenienti dagli istituti italiani recano i timbri della biblioteca donante annullati e spesso l’indicazione di “doppio”, a indicare che si trattava di copie multiple di esemplari già posseduti dalle biblioteche cedenti.